Fantabosco addio, la Rai uccide la tv dei ragazzi
Niente più Melevisione o Trebisonda, né È domenica papà. E Mussi Bollini si ribella.
Barbara Cataldi
Via i programmi per bambini da RaiTre. La decisione di togliere i programmi per bambini da ottobre 2010 è stata presa inaspettamente dal Consiglio di amministrazione della tv pubblica italiana.
La ragione ufficiale? L’ottimizzazione dei costi e la necessità, in tempi di crisi, di risparmiare un po’.
Ma, in realtà, c'è tanto da ottimizzare (e da risparmiare) nella tv pubblica che si parte dai più piccoli proprio perché si pensa che siano un "soggetto debole", specie se protetto - nella televisione pubblica - dall'aggressività degli spot.
"Saltano" Melevisione e tante trasmissioni amate
Così dal prossimo ottobre - se non si leveranno i cori di protesta di migliaia di genitori, che ci furono, ad esempio, quando furono oscurati i Puffi dalle tv di Berlusconi - verranno cancellati gli appuntamenti quotidiani con la Melevisione, Trebisonda e il Tg dei ragazzi, con Zorro, i cartoni animati e i piccoli documentari, oltre a essere eliminati i programmi del weekend come il videogiornale del Fantabosco, “E’ domenica papà” e “Mamme in blog”.
“L’esperienza dei programmi per l’infanzia di RaiTre è unica nel suo genere”, spiega Mussi Bollini , capostruttura bambini-ragazzi e coordinamento cartoni della terza rete, “anche perché è quella che fornisce contenuti per i due canali digitali tematici della Rai: Raigulp e Raisatyoyo come le serie in cartoni animati e la Melevisione.”
E aggiunge: “Spero che l’azienda non dimentichi che l’esperienza e la professionalità di RaiTre-bambini, sia nelle figure degli autori che dei registi e dei redattori, è riconosciuto nel merito delle professionalità un punto di eccellenza della tv europea”.
Il programma coinvolge l’orchestra sinfonica della Rai di Torino e 700 bambini in platea e si fregia di nomi prestigiosi come autori e alla regia, come Raffaella Carrà e Sergio Japino.
Ai primi di giugno, verranno trasmesse le repliche delle prime due stagioni”.
“Il fatto che esistono canali tematici per bambini, però, non vuol dire che i programmi per l’infanzia debbano sparire dalla tv generalista. L’esistenza di un canale tematico - spiega Mussi Bollini - sullo sport non significa che i programmi di sport debbano essere cancellati dalle altre reti, così come l’esistenza di un canale all-news non spinge la Rai a eliminare i tg”.
“E’ vero che i programmi per i più piccoli hanno perso ascolti -osserva Mussi - proprio a causa della ridistribuzione dei telespettatori tra i vari canali digitali tematici, ma è anche vero che la programmazione per l’infanzia di RaiTre non è sostenuta: né con spot o promozione, né con un posizionamento orario adeguato”. Anche sulle fasce orarie c’è infatti molto da ridire: “Spesso - chiarisce Mussi Bollini - capita che per una diretta dal Parlamento si facciano saltare proprio le trasmissioni dirette ai bambini.
E questo atteggiamento purtroppo rispecchia una verità: il mondo dell’infanzia in Italia non è considerato con il merito con cui dovrebbe essere valutato”.
Una scelta incomprensibile
Una scelta incomprensibile. anche per chi lavora all’interno della Rai, soprattutto per le competenze, raffinate in anni di lavoro, del gruppo di circa 40 professionisti, che ruota attorno alla produzione per l’infanzia.“L’esperienza dei programmi per l’infanzia di RaiTre è unica nel suo genere”, spiega Mussi Bollini , capostruttura bambini-ragazzi e coordinamento cartoni della terza rete, “anche perché è quella che fornisce contenuti per i due canali digitali tematici della Rai: Raigulp e Raisatyoyo come le serie in cartoni animati e la Melevisione.”
E aggiunge: “Spero che l’azienda non dimentichi che l’esperienza e la professionalità di RaiTre-bambini, sia nelle figure degli autori che dei registi e dei redattori, è riconosciuto nel merito delle professionalità un punto di eccellenza della tv europea”.
Sconvolto anche il Gran concerto
Il taglio dei programmi dal palinsesto della terza rete della tv pubblica, purtroppo, coinvolgerà anche produzioni straordinarie come il “Gran concerto”, esperienza televisiva che ha avuto un successo immenso.Il programma coinvolge l’orchestra sinfonica della Rai di Torino e 700 bambini in platea e si fregia di nomi prestigiosi come autori e alla regia, come Raffaella Carrà e Sergio Japino.
Ai primi di giugno, verranno trasmesse le repliche delle prime due stagioni”.
I programmi per l’infazia fuori dalla tv generalista
E’ chiaro che il passaggio alla tv digitale obbliga la Rai a riorganizzazione contenuti e palinsesti delle tre reti generaliste.“Il fatto che esistono canali tematici per bambini, però, non vuol dire che i programmi per l’infanzia debbano sparire dalla tv generalista. L’esistenza di un canale tematico - spiega Mussi Bollini - sullo sport non significa che i programmi di sport debbano essere cancellati dalle altre reti, così come l’esistenza di un canale all-news non spinge la Rai a eliminare i tg”.
21 canali tra bambini e ragazzi tra satellite e digitale
Proprio per questo motivo, nonostante l’offerta televisiva sia arrivata a 21 canali per bambini e ragazzi tra satellite e digitale, non ha portato all’eliminazione dei cartoni da RaiDue.“E’ vero che i programmi per i più piccoli hanno perso ascolti -osserva Mussi - proprio a causa della ridistribuzione dei telespettatori tra i vari canali digitali tematici, ma è anche vero che la programmazione per l’infanzia di RaiTre non è sostenuta: né con spot o promozione, né con un posizionamento orario adeguato”. Anche sulle fasce orarie c’è infatti molto da ridire: “Spesso - chiarisce Mussi Bollini - capita che per una diretta dal Parlamento si facciano saltare proprio le trasmissioni dirette ai bambini.
E questo atteggiamento purtroppo rispecchia una verità: il mondo dell’infanzia in Italia non è considerato con il merito con cui dovrebbe essere valutato”.
Questo non è un paese per piccoli
“Non è un caso - conclude la dirigente Rai - se per la cultura dell’infanzia siamo gli ultimi al mondo.
L’infanzia nel nostro paese è vissuta come problematicità e non come opportunità. Anche se tutti sappiamo che i bambini di oggi sono gli adulti di domani, poi nella pratica si fa molto poco per rimanere coerenti al principio che loro saranno l’Italia di domani”.
L’infanzia nel nostro paese è vissuta come problematicità e non come opportunità. Anche se tutti sappiamo che i bambini di oggi sono gli adulti di domani, poi nella pratica si fa molto poco per rimanere coerenti al principio che loro saranno l’Italia di domani”.
Inutile, poi, chiedersi: “Cosa c’è di bello in televisione?”
Aldo Grasso: ''La Rai sbaglia, non si brucia il Fantabosco''
Il critico del Corriere della Sera, contro lo smantellamento della tv dei bambini.
Barbara Cataldi
Questa Rai è davvero miope. Spende milioni di euro per il cachet di un paio di conduttori per il festival di Sanremo e poi cancella con un colpo di spugna l’intera programmazione per l’infanzia della più qualificata, per quanto riguarda i programmi per i più piccoli, delle sue 3 reti generaliste. Alla luce di queste scelte, viene da chiedersi quale sia la strategia culturale di un’azienda pubblica che avrebbe il compito di fornire ai suoi telespettatori un servizio pubblico e che invece ha deciso di chiudere i suoi programmi di punta per i bambini, a partire da Melevisione.Aldo Grasso: “Non c’è niente di razionale in Rai”
“Le logiche interne della Rai non hanno nulla di razionale. Sono il prodotto di eventi casuali. Nessuno è attualmente impegnato a ragionare in termini di visione globale”: la critica è durissima e arriva come una scudisciata da una voce autorevolissima, quella di Aldo Grasso (nella foto a sinistra), firma di punta del Corriere della Sera e professore ordinario di Storia della radio e della televisione, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, oltre che direttore del Ce.R.T.A (Centro di ricerca per la televisione e gli audiovisivi) e autore di TeleVisioni, video-rubrica di critica televisiva on line sul corriere.it, con tanto di forum seguito da centinaia di persone.
Già partita l’eliminazione di Melevisione e degli altri programmi
Con o senza logica, resta il fatto che la direzione generale della Rai ha deciso di eliminare dal palinsesto di Raitre cartoni animati, telefilm e programmi per bambini e per ragazzi, a partire dal prossimo ottobre. Il motivo: la necessità di risparmiare.
Professor Grasso, cancellare i programmi per l’infanzia da una rete generalista è una scelta imposta dal passaggio alla piattaforma digitale?
Nel passaggio al digitale, la Rai, come tutti gli altri, ha lanciato canali tematici dedicati ai bambini e ai ragazzi.
La scelta dei canali tematici è lo snodo editoriale dei prossimi anni, il moloch della tv generalista non è più efficace, sta crollando pian piano.
Anche se il fenomeno non è immediato, è comunque inarrestabile.
In questa ottica è normale che le reti generaliste cedano parte dei contenuti alle reti tematiche.
Qual è il vantaggio per chi trasmette?
In termini economici, i canali tematici permettono di fare programmazioni più coerenti, ma soprattutto favoriscono un aumento notevole dei guadagni perché di solito vengono riempiti con format acquistati all’estero.
Quando parliamo di servizio pubblico, però, dovremmo fare un discorso diverso. La Tv pubblica è un’azienda che vive solo di mercato e profitti o è anche un centro di produzione culturale e pedagogica?
Quale dovrebbe essere secondo lei il compito della Rai in questo campo?
Il servizio pubblico dovrebbe promuovere una linea didattica nazionale, in sintonia con la cultura del nostro paese.
Cartoni animati e programmi per l’infanzia, fatti anche bene, negli Stati Uniti o in qualunque altro paese del mondo, potrebbero essere molto interessanti, ma non rispecchiare la nostra linea pedagogica. Sarebbe meglio, quindi affiancare a format acquistati all’estero prodotti confezionati in Italia.
Qual è la peculiarità della produzione televisiva per l’infanzia in Italia?
L’’identità l’ha trovata da qualche anno con L’albero azzurro, la Melevisione, i personaggi del Fantabosco, cioè quando è nato un centro di produzione dedicato a Torino, in cui si è portato avanti un progetto di ricerca, una proposta creativa calibrata proprio sui bambini e sui ragazzi. E' stata la prima volta che si è aperto una via italiana alla tv dell’infanzia.
Prima di allora non si faceva altro che confezionare programmi televisivi per grandi adattati ai bambini, modello Zecchino d’oro, per intenderci.
Insomma, in questo momento di passaggio cosa dovrebbe fare la Rai?
Dovrebbe tentare di conciliare due linee: quella meramente commerciale e quella editoriale e culturale.
È giusto aprire ai canale tematici, ma bisognerebbe farlo senza perdere la propria prerogativa di servizio pubblico.
...che delusione!!!!!!
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