Di Antonella Cremonese
02/05/2013 15:40 CEST
Non certo i ritmi scatenati del coreano Psy, ma una dolce musica a basso
volume, diffusa durante le fasi di sonno profondo, è in grado di migliorare
la memoria. Un’équipe tedesca dell’Università di Tubingen ha mostrato che
un’esposizione sonora di debole potenza, e sincronizzata al ritmo delle
oscillazione cerebrali, aumenta le capacità del cervello e accresce la
memoria. I ricercatori hanno tratto le loro osservazioni dai test ai quali
sono stati sottoposti undici soggetti per parecchie notti. Durante la notte,
ad alcuni di essi veniva dispensata la musica, ad altri invece venivano dati
diversi tipi di stimoli.
LE ONDE LENTE
- Quando i volontari erano esposti alle stimolazioni sonore sincronizzate
con le oscillazioni lente del cervello (rilevabili con la strumentazione)
essi poi, al mattino dopo, rivelavano una maggiore capacità di ricordare le
associazioni di parole che avevano imparato la sera, prima di dormire.
Invece si sono rivelati nulli gli stimoli sonori somministrati al di fuori
delle fasi di sonno profondo. Il dottor Jan Born, che ha guidato l’équipe di
ricercatori, ha sottolineato l’importanza di rendere sincroni gli stimoli
sonori con le onde cerebrali lente che caratterizzano il sonno profondo:
«Appena si presentava un’oscillazione lenta, noi inviavamo lo stimolo
sonoro, e abbiamo visto che la musica rinforzava e prolungava
l’oscillazione, sia in ampiezza che in durata.»
UNO STUDIO ITALIANO
- Le osservazioni dei ricercatori dell’Università di Tubingen vanno
concettualmente a collegarsi con un importante studio dell’Istituto Italiano
di Tecnologia di Genova (pubblicato su Nature Neuroscience) che ha
consentito di identificare i neuroni che sottendono alla regolazione delle
onde lente, onde che sono da ritenere fondamentali sia per il buon
funzionamento dei neuroni sia per il consolidamento della memoria. Il ruolo
di «assist» svolto dalla musica nel potenziare le onde lente merita
ulteriori approfondimenti, e secondo Jan Born « potrebbe essere utilizzata
per amplificare anche altri ritmi cerebrali dotati di un significato
funzionale riconosciuto, come quelli che controllano l’attenzione da
svegli.»
approfondimento: http://goo.gl/IlHzg